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Nel
1294 poi, nello stesso luogo morì, dopo il "gran rifiuto" papa Celestino
V, catturato da Bonifacio VIII che ve lo segregò dal 1295 al 19 maggio del
1296. Ancora oggi è visibile la cella angusta, dove si dice soggiornò
il pontefice che fu fatto dormire sulla nuda pietra. Oggi tal cella è trasformata
in cappella ove nella ricorrenza della morte di Celestino viene celebrato
l'ufficio funebre. Un altro settore del castello, con sale affrescate e
un magnifico giardino pensile, sottolinea altresì la duplice natura politica
e residenziale dell'ameno luogo da cui si gode una magnifica vista che va
dai Colli Albani alla valle del Liri, facendone un centro di grande importanza
strategica da cui molto si vedeva e che per la sua collocazione imponeva
generale timore, tanto che in età medievale si diceva: " Si Fumo fumat,
tota Campania tremat ".Il suo nome deriva proprio da questa funzione svolta
nel corso del medioevo. Nel caso di invasioni la località in pericolo inviava
un messaggio di allarme al castello di Fumone; il quale dalla sua altezza,
raccogliendo immediatamente il segnale lo inviava a Roma attraverso fuochi
e fumate. Nel corso del Medioevo la fortificazione fece parte dei castra
direttamente soggetti alla Chiesa i cui domini erano sottoposti all'autorità
del Pontefice. Nel 1584 Giovanni Longhi, con i proventi dei benefici elargitigli
dal Pontefice, acquistò ed iniziò la trasformazione dell'antico ed austero
maniero, all'epoca abbandonato.Il marchese Longhi restaurò il castello realizzando
una dimora principesca eccezionalmente protetta. Gli eredi completarono
l'opera attraverso la costruzione di un monumentale giardino pensile, proprio
sopra la magnifica abitazione. La famiglia Longhi è ancora oggi custode
e proprietaria della Rocca. |
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